
Al suono del campanello mi sveglio di soprassalto. Ho bisogno di qualche secondo per rendermi conto e cercare di capire chi può essere. Il sole entra dalla finestra, sulla quale i rami dell’ acero sbattono come fruste sul dorso di un cavallo: è domenica mattina, la scorsa settimana avevo chiesto a mia nipote di mandarmi oggi a casa quel suo amico giardiniere.
Il campanello suona ancora, in modo insistente. Indosso la prima cosa che trovo sul letto: una vestaglia leggera. La allaccio frettolosamente e scendo al piano di sotto dove il campanello continua a suonare.
Apro la porta ed una folata di vento si insinua in casa e mi avvolge completamente, correndo sui piedi e risalendo le gambe, le cosce e infilandosi sotto la vestaglia.. Sulla soglia c’è un ragazzo sulla ventina, occhi chiari e sopracciglia scure, che resta lì immobile senza parlare, né guardarmi…solo un timido e quasi impercettibile “…buongiorno signora”
“Ciao. Tu devi essere il giardiniere. Avevo dimenticato che fosse per oggi. Se entri un attimo per un caffè ti spiego cosa c’è da fare,,
Nessuna risposta, nessun cenno. Il suo sguardo è basso, come se fosse intimidito da me. Magari è la soggezione data dalla differenza di età, in effetti potrebbe essere mio figlio… oppure il mio abbigliamento non proprio consono alla situazione. Dalla vestaglia si vedono le tette e i capezzoli duri per il freddo che entra.
Mi sposto di lato e gli faccio spazio per entrare. Si guarda intorno e si dirige in cucina, si siede al tavolo silenziosamente. Lo raggiungo e mi sposto al bancone. Accendo la macchinetta e mentre attendo che si riscaldi mi abbasso per prendere le tazzine, intanto gli spiego quali sono i lavori da fare, gli alberi da potare e le rosa da sistemare, dove sono gli attrezzi e come usarli, ma…non risponde, non so nemmeno se mi sta ascoltando: guardo con la coda dell’occhio per assicurarmi che sia ancora lì.
Sento dietro di me il respiro del ragazzo farsi sempre più accelerato e forte: lo guardo attraverso il riflesso sul metallo dei pensili e vedo che i suoi occhi stanno percorrendo tutto il mio corpo. Dalle gambe salgono su fino al culo che è rimasto scoperto e lascia intravedere la biancheria di pizzo nero. Sento i suoi occhi addosso ed avverto il suo imbarazzo misto ad eccitazione, che non gli fa staccare gli occhi da me. Mentre mi alzo incrocio il suo sguardo, che lui abbassa immediatamente e riesco a vedere le sue guance rosse che tenta di coprire con una mano, fingendo di grattarsi il naso. Quello che non riesce a nascondere però è il cazzo gonfio e duro che riesco a vedere nonostante il tavolo…deve aver visto che i miei occhi si sono soffermati lì, perché con uno scatto improvviso si alza e si precipita verso la porta con un “Sarà meglio che mi metta a lavorare,,.
Non faccio in tempo neanche a dargli la tazzina con il caffè bollente, che già è fuori.
L’immagine di pochi secondi prima non mi abbandona: il mio corpo è in un vortice di sensazioni che non provo da tempo.
Sento che l’eccitazione si sta facendo strada dentro di me, mi accordo di avere la figa bagnata e il liquido scorre tra le mie cosce. Piena di brividi lungo la schiena, vedo dalla finestra che il mio giardiniere sta entrando nel gabbiotto per prendere gli attrezzi.
Non rispondo delle mie decisioni ed esco in giardino, a piedi scalzi, indossando solo la vestaglia che si solleva ad ogni passo, lasciando che il vento si faccia strada in tutti gli angoli del mio corpo.
Entro nel capanno e lui è lì, intento a capire come funziona un vecchio tagliaerba. Non si è accorto che sono qui. Mi avvicino piano, in silenzio, mi avvicino al suo orecchio e sento il profumo della sua pelle pulita: “Hai dimenticato qualcosa prima, di là” gli sussurro.
La sua pelle si riempie di brividi al contatto con il mio respiro.
Vedo la pelle d’oca sul suo collo, le spalle si irrigidiscono e i suoi occhi si socchiudono.
Mentre le mie labbra umide e la mia lingua si muovono sul collo e poi sui lobi manda indietro la testa e i ricci scuri della sua testa ricadono sulle mie palpebre.
Mi faccio spazio con le mani tra i vestiti. Lui poggia le mani con i palmi aperti sul tavolo, le braccia sono tese e turgide. Le accarezzo con le dita attraverso la camicia, fino ad arrivare alle spalle e poi ai bottoni. Li apro lentamente con una mano, l’altra, fremendo, si insinua tra i segreti del suo corpo, ansiosa di impossessarsi di lui e del suo piacere. Sento il suo corpo sempre più caldo e fremente sotto le mie mani, avverto ad ogni mio tocco la sua eccitazione che aumenta sempre di più. Insieme alla sua eccitazione aumenta il mio desiderio e la mia fame del suo corpo, la mia voglia di arrivare a scoprire il suo piacere più profondo.
Scendo verso la cintura, la sgancio e quando sto per abbassare la cerniera dei pantaloni per prendere in mano il suo cazzo tosto sento i miei polsi bloccati. Le sue mani mi cingono i polsi con forza e fermezza, quasi fino a farmi male. Con uno scatto si gira verso di me e mi guarda dritto negli occhi. Continua a stringermi i polsi, sempre più forte, non riesco a muovermi: sento la sua lingua che corre sul mio corpo.
Attraversa il collo, le tette scendendo più giù. Sento i capezzoli induriti tendere la stoffa della vestaglia da notte. La sua lingua li conosce, li accarezza, li avvolge. Mi apre la vestaglia e porta una mano intorno alla vita e mi tira verso di sé con forza.
Siamo incollati, il mio ventre preme contro il suo bacino e finalmente sento il suo cazzo indurito e pulsante per me. Con una mano cerco di insinuarmi nei suoi pantaloni, di prendermi quello per cui ero entrata i quel capanno. Non vedo l’ora di averlo tra le mie mani e portarlo in bocca per spompinarlo per bene.
Ancora una volta mi allontana dall’ oggetto del mio piacere prendendomi per la vita, mi solleva e mi siede con vigore sulla tavola di legno. Sento il culo bagnato dell’umidità del legno ed il resto del corpo andare in fiamme. Non resisto più, voglio toccare ad avere ogni centimetro del suo corpo. Mi guarda con un desiderio misto a risentimento. Forse per averlo provocato, per averlo incastrato nel lasciarsi andare con una donna della mia età, per avergli dimostrato che il desiderio non conosce limite, non conosce logica, non conosce ragione.
I suoi occhi sono penetranti, vogliono dirmi qualcosa. Le sue mani mi stringono con forza, mi bloccano….vuole forse punirmi?
Si, lo vuole. E lo fa. Facendomi impazzire dal desiderio. Mi tocca, mi sfiora, la sua lingua scende sempre più giù, fino a farmi sperare che inizi a leccare la mia fighetta che ora è bagnatissima, il mio unico desiderio è che beva tutto il mio sapore.. ma poi risale su.
Il cervello è completamente annebbiato dall’eccitazione: lo prendo dalla nuca e lo avvicino alle mie labbra: ” ti prego…non farmi aspettare ancora…”.
Fa un sorriso beffardo e si allontana. Mentre si slaccia i jeans non è più il ragazzino di questa mattina. Con un colpo deciso mette il suo cazzo dentro di me. Il vento spalanca la porta , la sbatte sul muro più volte, imita il suo ritmo, forte e deciso dentro di me. Ogni movimento mi avvicina sempre di più al piacere più intenso.
Mi sento piena di lui, di tutto il suo essere, di tutto il vigore della sua età che mi fa sentire viva, accesa, completamente e totalmente posseduta, tanto violentemente da farmi urlare di piacere…e proprio mentre la mia bocca è aperta in gemiti, sento il suo cazzo uscire da me e sento il suo peso addosso .. improvvisamente la mia bocca è piena della sua sborra calda. Lo guardo.
Si riallaccia i pantaloni e con un sorriso disteso, prende il tagliaerba ed esce.
Questo ragazzino mi ha fatto sentire come la peggiore delle puttane.

Marika dice
Spettacolo